Conferenza Stampa-Dibattito SIGO svoltosi a Roma il 9-06-08 su Politiche per un contrasto all'interruzione volontaria di gravidanza nelle donne a rischio
Antonio Belpiede, Canosa
Vengo da una regione, la Puglia, che presenta storicamente uno dei tassi di abortività più elevati. Questo anche perché in questi trent’anni, dall’entrata in vigore della legge 194, è stata favorita una politica di acquisto di servizi nelle cliniche private, piuttosto che la sua applicazione nei centri pubblici: il 57% delle IVG in Puglia avvengono in 3-4 cliniche private della regione.
Questa esperienza è significativa perché è in totale contrasto con lo spirito della legge.
Noi non obiettori condividiamo il valore della vita, ma non ci sentiamo di abbandonare donne che vivono un momento drammatico della loro esistenza. Questa situazione è oggi ancor più evidente con le donne immigrate, spesso in critiche condizioni di vita. Ci troviamo ad aiutarle e il nostro primo obiettivo è che questa esperienza non si ripeta e che l’aborto non diventi una forma di contraccezione. Non so se ci riusciamo. Abbiamo tentato per anni di parlare con le donne, abbiamo prescritto gli anticoncezionali, offerto la spirale, spiegato l’importanza del profilattico, ma la questione si è complicata con l’avvento delle immigrate e noi siamo rimasti indietro, con risposte insufficienti e senza la capacità di intravedere gli scenari futuri. Spesso ci siamo trovati da soli, senza l’aiuto di politiche sanitarie adeguate, che han fatto sì che i non obiettori diventassero una sparuta minoranza con quasi il 70% di obiettori di coscienza. Siamo figure residuali, con molti professionisti anziani che forse resistono ricordando da quale orrore ci abbia liberato l’aborto legale.
La 194 è una buona legge che ha risolto quasi completamente la tragedia dell’aborto clandestino, ma per chi non ha vissuto quegli anni in cui le donne morivano è difficile capire.
Nessun investimento politico-culturale-istituzionale è stato fatto per applicare quella parte della legge che impone la prevenzione.
Nella mia esperienza personale ho ritenuto, nell’ottica della prevenzione dell’aborto, la pillola del giorno dopo uno step, un passo utile per intercettare una donna in un momento di bisogno e utilizzare questo contatto come opportunità per costruire una rete che possa prevenire il ricorso all’aborto in primo luogo, ma anche avviare una contraccezione definitiva e responsabile.
Non c’è cannibalismo fra contraccezione d’emergenza e definitiva.
Io ho scelto di informare attivando un sito www.pilloladelgiornodopo.it , che ha raggiunto quasi 800.000 contatti, dove io rispondo da anni alle telefonate che arrivano da tutta Italia, soprattutto nei weekend.
I consultori non hanno mai proposto un’offerta attiva nelle discoteche, nei luoghi che i ragazzi frequentano e dove davvero si verifica il rischio.
L’offerta attiva prevede di individuare i tempi e i luoghi di più alto rischio per intervenire in maniera puntuale e tempestiva, con manifesti di informazione e indirizzi d’emergenza . Io offro la mia disponibilità per rispondere alle domande in una situazione come quella attuale in cui, sulla contraccezione di emergenza, regna il caos nelle diverse zone del Paese, dove i consultori sono chiusi nei weekend e molti ospedali e troppi medici si rifiutano di aiutare coppie di ragazzi in difficoltà.
Nessun politico ci dica che serve l’educazione nelle scuole e nelle famiglie affinchè i rapporti a rischio non ci siano! Noi ne siamo più che convinti, ma nel frattempo, se ragazzi disinformati e “poco educati sessualmente” dalle nostre famiglie e dalle nostre scuole, hanno un rapporto a rischio, che facciamo? Li abbandoniamo al loro destino?
I consultori dovrebbero invece “pubblicizzare” il loro numero di telefono fuori dalle discoteche, andare in internet, dove spesso i giovani si rivolgono per avere risposte.
Se riuscissimo ad attivare una rete per intercettare i giovani, fidelizzarli, guadagnarci la loro fiducia, iniziare un percorso di contraccezione consapevole, questa sarebbe la strada per incidere in maniera significativa sulla prevenzione dell’aborto.
Perché, soprattutto per chi ha applicato in tutti questi anni la legge 194, l’obiettivo è quello di liberarsi dalla necessità dell’aborto e, in seguito, anche della necessità della contraccezione d’emergenza.
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