Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati.
Indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978 recante “Norme per la tutela sociale della maternità e sulla interruzione volontaria di gravidanza”
Audizione del 15/12/2005
Memoria del dr. Michele Grandolfo
Il sistema di sorveglianza dell’andamento del ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza è stato progettato e viene gestito dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con il Ministero della Salute, Regioni e ISTAT. Grazie a tale sistema non solo è stato possibile predisporre le relazioni annuali che i Ministri della sanità/salute hanno presentato al Parlamento, come prescritto dalla legge, ma sono state stimolate numerose indagini e ricerche dell’ISS, con le quali è stato possibile formulare e verificare ipotesi scientifiche sull’evoluzione del fenomeno.
Il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza ha subito una importante riduzione dal 1982 al 2004 di oltre il 40%, soprattutto se si scorporano dai dati le IVG effettuate da cittadine straniere (fenomeno sempre più emergente a partire dal 1995, fino a rappresentare il 26% di tutte le IVG nel 2003). La riduzione osservata conferma che il ricorso all’aborto non è una scelta di elezione ma un’ultima ratio.
Le modalità della riduzione, più rapida per le donne più istruite, per le occupate e per le coniugate, sta a dimostrare la aumentata competenza e consapevolezza delle donne e delle coppie nell’adozione efficace dei metodi per la procreazione responsabile, grazie alla maggiore circolazione dell’informazione sulla procreazione responsabile e la specifica attività svolta dai consultori familiari nei termini di counselling approfondito, svolto con le donne/coppie frequentanti il consultorio, o offerto attivamente nel contesto di altri programmi, come il percorso nascita e la prevenzione dei tumori femminili. Di particolare rilievo, infine, è stata l’attività svolta con i corsi di informazione ed educazione sessuale nelle scuole e con l’organizzazione di spazi-adolescenti.
Le persone con maggiori competenze di partenza hanno maggiormente beneficiato della maggiore circolazione dell’informazione sulla procreazione responsabile e dell’attività dei servizi.
La più lenta riduzione del ricorso all’interruzione di gravidanza per le donne in condizioni di maggiore deprivazione sociale sta a rappresentare una non ottimale capacità di offerta attiva della promozione della salute, soprattutto a causa delle carenze di risorse (ridotto numero di consultori e carenze di organico necessari per l’offerta attiva).
Va sottolineato che i consultori familiari sono gli unici servizi che, per la ricchezza di competenze multidisciplinari, mediche e psicosociali, possono svolgere attività di promozione della salute mediante lo schema concettuale dell’offerta attiva.
La mancanza di consultori familiari, l’assenza di personale deputato al rilascio della certificazione e, in generale, le carenze di organico hanno ridotto le potenzialità di questi originali servizi di primo livello nell’attività di promozione della salute, a partire dalla salute riproduttiva. Introdotti in Italia almeno venticinque anni prima della persa di coscienza, da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’importanza di tali servizi, dovrebbero rappresentare un vanto della sanità pubblica italiana. La maggiore riduzione del ricorso all’aborto osservata in Italia, rispetto ad altri importanti paesi europei, è ragionevole associarla alla presenza dei consultori familiari.
Commissioni nazionali, dalla fine degli anni ottanta, hanno costantemente concluso riconoscendo la importanza strategica dei consultori familiari e hanno raccomandato il loro potenziamento e riqualificazione, raccogliendo le proposte dell’Istituto superiore di Sanità. Con conseguenze normative di tutto rilievo: dopo la prima commissione (1987-89) Donat Cattin stanziò 25 miliardi per il potenziamento della rete consultoriale al Sud; dopo la seconda commissione (1995-96) Guzzanti fece varare la legge 34/1996, che ha stanziato 200miliardi per il potenziamento dei consultori familiari in tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di un consultorio ogni 20000 abitanti; la terza commissione (1998-2000) ha elaborato il Progetto Obiettivo Materno Infantile, varato a giugno 2000 (Bindi) e attualmente ripreso integralmente nei Livelli Essenziali di Assistenza, varati a gennaio 2002 (Sirchia). Il Progetto Obiettivo Materno Infantile assegna un ruolo centrale ai consultori familiari e delinea con molto dettaglio non solo gli aspetti organizzativi, ma anche gli obiettivi da raggiungere, i corrispondenti indicatori di esito, con il seguito degli indicatori di risultato e di processo e le azioni da svolgere mediante offerta attiva.
L’uniformità delle indicazioni rappresentate nei documenti elaborati dalle citate commissioni indica il livello di condivisione nel corso del tempo delle proposte formulate dall’Istituto Superiore di Sanità, proposte scaturite dalle analisi scientifiche dell’evoluzione dell’IVG, dagli studi e ricerche di approfondimento e dalla realizzazione di esperienze pilota. L’importanza strategica dei consultori familiari è stata sempre ribadita nel riconoscimento del loro importante ruolo nella prevenzione dell’aborto, sia in termini di promozione delle competenze sulla procreazione responsabile sia nella attività di aiuto alle donne che si rivolgono per la richiesta di IVG e che, in seguito ad approfonditi colloqui con professionisti competenti, rivedono la decisione iniziale e vengono sostenute, anche con l’ausilio delle organizzazioni di volontariato, nel proseguimento della gravidanza.
Indagini dell’Istituto Superiore di Sanità, condotte nell’ultimo decennio sul percorso nascita, hanno evidenziato un maggior gradimento da parte delle intervistate dei servizi offerti dai consultori familiari pubblici (in particolare i corsi di accompagnamento alla nascita) e migliori esiti di salute per le mamme e i bambini in seguito all’esposizione ai servizi consultoriali, a dimostrazione che questi servizi sono particolarmente indicati e competenti nell’attività di promozione della salute.
C’è da rilevare con preoccupazione un processo di svilimento e di impoverimento dei consultori familiari, particolarmente accentuato negli ultimi tempi, nonostante la vigenza delle normative nazionali. Vengono ostacolati i processi di integrazione, si riducono gli organici e si rendono meno stabili, si riducono le risorse assegnate, peraltro sempre state scarse. Si tratta di una evoluzione che non trova giustificazione ed è particolarmente grave, anche considerando che sono un riferimento importante per la popolazione immigrata.
È ragionevole ritenere che l’applicazione integrale del Progetto Obiettivo Materno Infantile, nel quale il percorso nascita rappresenta una componente strategica centrale, può produrre come conseguenza diretta e indiretta una ulteriore importante riduzione del ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza.
Michele Grandolfo
Reparto Salute della donna e dell'età evolutiva (direttore)
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
Istituto Superiore di Sanità
Allegati:
1) Grandolfo ME, Spinelli A. Interruzione volontaria di gravidanza in Italia: epidemiologia.
1. In : Ginecologia e Ostetricia. G C Di Renzo Ed. Verduci Editore, Roma. 2006.Vol1; 1011-1016.
2) Grandolfo ME, et al. Epidemiologia dell’interruzione volontaria di gravidanza in Italia e possibilità di prevenzione. Rapporti ISTISAN 91/25. Istituto Superiore di Sanità, Roma. 1991.
3) Grandolfo ME. Il consultorio familiare nel progetto obiettivo materno infantile
Convegno Nazionale: “IL PERCORSO NASCITA FRA TERRITORIO ED OSPEDALE”
ANDRIA Società Scientifica per la Promozione di un’Assistenza Appropriata in Ostetricia, Ginecologia e Medicina Perinatale
Matera, 22,23 ottobre 2004
sabato 17 gennaio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento